Chi siamo realmente e come migliorarci

Ognuno di noi ha una determinata opinione di se stesso, opinione che nel corso della nostra vita cambia continuamente. Questo cambiamento può però essere più consapevole e permetterci di diventare più velocemente la persona che abbiamo sempre voluto diventare.

Quando siamo veramente noi stessi? Questa è una domanda che destabilizza perché è pressoché impossibile rispondere. Come nel libro uno nessuno centomila, il protagonista Vitangelo Moscarda si accorge attraverso un fatto semplice e banale (il naso che pende in modo leggermente e per il quale lui non si era mai accorto ma la moglie si) che tutte le persone al suo fianco lo conoscono in modo diverso da come lui conosce se stesso.

Uno, Nessuno, Centomila | Moscatelli DennisIl protagonista inizia ad intraprendere alcune attività per scardinare l’immagine che gli altri si sono fatti di lui.
In alcuni casi con risvolti comici, in altri con il risultato di sembrare pazzo.

Quello che prova Vitangelo è un sentimento che ognuno di noi potrebbe aver vissuto se ha provato a porsi la domanda
Quando sono veramente me stesso?
Quando siete con il vostro migliore amico, quando siete con la vostra fidanzata/moglie/compagna, quando siete da soli, quando state facendo qualcosa che vi appassiona tantissimo, quando siete concentrati e attenti, quando state dormendo…. e potrei continuare ancora.

In tutti questi contesti voi siete diversi, probabilmente parlate in modo diverso, vi muovete in modo leggermente diverso e forse anche pensate a cose diverse.
Ad aggiungersi a tutto questo c’è anche il fatto che anche nello stesso contesto noi possiamo identificarci in modo diverso (come esseri umani, come europei, come bianchi, come italiani….)
Le nostre identità cambiano lungo questo continuum da un momento all’altro a seconda della situazione o di nostre motivazioni attuali.

Gli schemi del sé

Luigi Pirandello Archives - Cronache dei figli cambiatiAbbiamo già parlato del sé nella puntata dedicata ai pregiudizi.
Gli schemi sono relativamente stabili nel tempo e producono dei modi stabili di percepire e utilizzare le informazioni.
Lo schema più importante è lo schema del sé (vedi teoria dei costrutti personali di Kelly).

Lo schema del sé consiste in generalizzazioni cognitive derivate dall’esperienza passata che organizzano e guidano l’elaborazione delle informazioni relative a se stessi.
In altre parole ci permette di organizzare tutti gli aspetti di noi stessi che reputiamo più importanti e che quindi influenzano il modo con cui vediamo il mondo.

Un meccanico ed un pittore vedranno la stessa automobile ma in realtà staranno guardando qualcosa di completamente diverso. Uno potrà pensare a tutte le volte che hanno portato quell’auto a riparare nella sua officina, ai problemi che solitamente ha quell’auto, alla qualità costruttiva, a come si guida… Il pittore potrà soffermarsi sulle forme della carrozzeria, sul colore e sui dettagli per poi ritrarli in una opera.

Eppure l’auto che vedono è la stessa ma lo schema del sé posseduto da ognuno è diversa e questo schema filtra le informazioni in entrata a seconda che siano coerenti o meno con noi stessi.

Va da se che se io guardo un bosco potrò essere affascinato dalla natura in senso generico, ma se un botanico o un etologo guardano un bosco vedranno moltissime più informazioni di quelle che vedo io.

Schemi del se e comportamento

Possiamo parlare fino a domani mattina degli schemi del sé, sono un argomento molto interessante, ma andiamo subito al pratico…

Il nucleo dello schema del sé è costituito dalle informazioni di base: nome, aspetto fisico, relazioni con le persone significative.
Ma le cose più importanti dal punto di vista delle differenze individuali sono le caratteristiche particolari degli schemi del sé.

Per la persona il cui schema del sé include l’enfasi sull’esercizio fisico: fare jogging ogni giorno o più volte a settimana è normalissimo, anzi è quasi una necessità.
Per la persona che ritiene importante fare movimento ma non lo considera fondamentale una corsa al parco una volta ogni settimana è più che sufficiente.

Le differenze negli schemi del sé si traducono prima in differenze di percezione (vedo effettivamente aspetti diversi della stessa cosa che vedi te) e di conseguenza a differenze nel comportamento.

Il concetto di sé

Facciamo un ulteriore passo avanti e parliamo di concetto di sé (vedi approccio umanistico di Carl Rogers):

Failure: An opportunity to find success - ABA for Law Students

Già dai primi anni di vita inizia a crearsi un primo concetto di sé. Emergono i primi elementi del sé, quando il bambino riconosce il proprio volto indicando se stesso in una foto e balbettando il suo nome crescerà fino a diventare una rete complessa e relativamente stabile di percezioni e di sentimenti riguardanti se stessi.

Sono diversi i fattori che contribuiscono alla formazione del concetto di sé. Tra i più importanti abbiamo i successi ed i fallimenti che lo portano a percepirsi come capace o incapace a risolvere i problemi. Via via che si prosegue nella vita si crea questa percezione di sé che a sua volta influenza il modo in cui la persona percepisce il mondo sia il suo comportamento (è uno schema di sé in pratica).

Il concetto di sé non riflette necessariamente la realtà (anche se alcune teorie parlano di Sé Reale) una persona può ottenere un considerevole successo ed essere rispettata, eppure considerarsi fallita.

Sé reale e Sé ideale

Carl Rogers oltre a delineare il concetto di Sé o se reale ha proposto che ognuno di noi ha un Sé Ideale
un’idea del tipo di persona che ci piacerebbe essere.

Il Sé è costituito da tutte le idee, percezioni e i valori che caratterizzano l’io o il me…inclusa la percezione di me in senso di “quello che sono” e “quello che posso fare”
Più il sé ideale si avvicina al sé reale, più l’individuo è realizzato e felice.

Ognuno di noi valuta ogni esperienza in relazione al proprio concetto di sé.
Più Gap c’è tra le due immagini più la persona è insoddisfatta della sua vita (a prescindere di come essa sia).
Ed in effetti tutti noi vogliamo comportarci in modo coerente con l’immagine che ha di se stessa, infatti si genera un grande conflitto interno se questa condizione non viene rispettata, conflitto che in alcuni casi ci può veramente rovinare la vita.

Identity shift per mangiare meglio

Come possiamo sfruttare tutto questo per mangiare meglio?
Abbiamo una opinione di noi stessi ben descrivibile che coincide con il sé reale
Ed abbiamo una persona ideale alla quale ambire che coincide con il sé ideale.

Dobbiamo sfruttare il gap tra sé reale ed ideale per facilitare il conseguimento del nostro risultato:
Sto parlando di un vero e proprio Identity Shift un cambio di identità
Dobbiamo dal giorno 1 vederci come persone che mangiano bene, che si curano dell’alimentazione.
Non è solo un pensiero, lo dobbiamo fare sul doppio livello comportamento e cognizione.
Immaginate una di quelle auto moderne con il motore ibrido, i benefici del motore a combustione interna e del motore elettrico permettono a queste auto di conseguire dei livelli di risparmio di carburante, di silenziosità e confort alla guida che non erano possibili solamente con il precedente.

La stessa cosa la dobbiamo fare noi, utilizzando la cognizione (il nostro pensiero) e l’agito (il nostro comportamento) entrambi devono lavorare a nostro vantaggio perché noi siamo un mix di entrambe le cose e ogni scelta fatta in ognuno influenza l’altro…
Non è per nulla semplice, ma avere capito questo meccanismo ci da una carta in più da giocare, ma veniamo ad un’altro interessante consiglio.

Siamo affamati di coerenza – la dissonanza cognitiva

La dissonanza cognitiva | sguardiepercorsiLeon Festinger è il padre della teoria di dissonanza cognitiva, una teoria utilissima con parecchi risvolti pratici.

Ma prima di tutto chiediamoci “quanto è importante la coerenza nella nostra vita?” beh ecco ti rispondo dicendoti che è essenziale! il nostro cervello cerca continuamente e spasmodicamente della coerenza, perché coerenza va di pari passo con prevedibilità, se un evento è coerente con il contesto dove sono probabilmente sarà anche relativamente prevedibile. Ricordiamoci che veniamo da un tempo in cui le cose imprevedibili ci potevano tranquillamente uccidere quindi siamo fortemente motivati a cercare coerenza e prevedibilità.

Tornando alla teoria della dissonanza cognitiva, tale teoria assume che esiste un impulso alla coerenza cognitiva: il che significa che due pensieri che sono incoerenti producono disagio, il che a sua volta motiva la persona a rimuovere l’incoerenza e riportare le cognizioni in armonia.

Proviamo sulla nostra pelle la dissonanza cognitiva ogni volta ci comportiamo in modo incoerente con i nostri pensieri/valori.
E se ci pensiamo come definiamo una persona che si comporta in tale modo? ipocrita!
Consideriamo ipocrita la persona che si fa paladina dell’ambiente e contro l’inquinamento delle fabbriche ma poi ha un’auto che consuma e inquina molto; e si potrebbero fare moltissimi esempi ma lascio a voi la gioia di pensarci.
Quindi quando comportamento e cognizione sono in conflitto, prendiamo la via più semplice di liberarci dallo stato spiacevole di dissonanza.

Ci viene automatico, è insito in noi! capite la cosa interessante? possiamo utilizzare questo motore per cambiare!
Dobbiamo iniziare a pensare di essere capaci a mangiare sano, a cucinare bene e il nostro pensiero probabilmente inizierà a scontrarsi con la realtà

e poi gli altri che penseranno di me?

C’è un problema, al quale potreste aver pensato anche voi… è più facile modificare un proprio pensiero piuttosto che un comportamento.
Su questo non ci sono dubbi, infatti non ho mai detto che sarebbe stato facile  ?
Ma c’è un ulteriore problema, le persone accanto a noi come si potrebbero comportare quando vedranno che ci comportiamo in modo diverso?

Se inizieremo a preoccuparci di chi ci guarda diventa molto più difficile sostenere un cambiamento, perché potremmo sentire l’esigenza di giustificare le nostre azioni e magari sentire delle contestazioni.

Il modo per superare questo problema è “sgonfiare” di importanza la situazione e potete farlo in diversi modi:

  1. Pensate a come potrebbe andare tutto al peggio.
    Hai paura di che cosa potrebbero dirti i tuoi amici con cui vai a mangiare fuori ogni fine settimana se di colpo smetterai di andare con loro, quali sono le cose più brutte che potrebbero succederti?
  2. Pensate ad una situazione analoga ma dove vi sentite a vostro agio e riapplicatela in quella situazione
    Ti senti a disagio quando vai in un ristorante di lusso, però quando mangi a casa ed hai ospiti importanti non ti senti a disagio, cerca di immaginare di essere a casa e ti comporterai in modo più naturale

Infine, una ultima cosa a chiusura di questa puntata molto psicologica.
Ricordatevi che tutto questo processo di cambiamento non vi farà diventare qualcosa di diverso da quello che siete, ma tutt’altro, rafforzerà le cose migliori che siete. Non tradirete voi stessi se nell’arco di alcuni giorni inizierete a mangiare più sano e comportarvi in modo migliore, semplicemente manifesterete in modo migliore le vostre qualità e capacità. Non diventerete qualcun’altro piuttosto vi metterete alla prova e dimostrerete a voi stessi (e anche agli altri) le vostre capacità.

Riferimenti:

Riferimenti per le ricerche da Atkinson & Hilgard’s – Introduzione alla psicologia, ed. Piccin
www.isfo.it 
Maxwell Maltz – Psicocibernetica,ed. Astrolabio

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