Siamo i nostri pregiudizi ed i nostri schemi

Il cervello, lo sappiamo bene, ha delle capacità limitate. Sebbene grazie ai computer e tutta la tecnologia siamo riusciti a fare cose che solo con il nostro cervello erano impossibili.
Nella vita quotidiana molto spesso la nostra testolina baratta la velocità di elaborazione con l’accuratezza.

Gli schemi

Abbiamo già parlato nella puntata sulla memoria che ogni giorno percepiamo migliaia di oggetti ed abbiamo a che fare con centinaia di eventi, il cervello deve capire le situazioni e gli oggetti con cui entriamo in relazione utilizzando poche informazioni, spesso insufficienti.
Gli schemi sono rappresentazioni o strutture di memoria: credenze e conoscenze organizzate di persone, oggetti, eventi e situazioni.
Paragoniamo l’informazione in entrata con i nostri ricordi di precedenti incontri con oggetti o eventi simili. Il processo di ricerca in memoria dei più adeguati schemi che abbiamo in memoria si chiama elaborazione schematica.
E’ grazie alla elaborazione schematica che possiamo categorizzare prontamente come consumabile il cibo o le bevande e quindi metterlo su un piatto o dentro un bicchiere.
Immaginiamo di andare in un paese con cibi che ci sono completamente sconosciuti, partecipiamo ad un buffet e tutto quello che vediamo ci è completamente irriconoscibile.

L’economia dell’elaborazione delle informazioni

Stereotipi e schemi ci aiutano a elaborare le informazioni. Senza di essi saremmo sopraffatti dalle informazioni che ci sommergono e saremmo terribilmente lenti a reagire al mondo che circonda.
Il prezzo che però paghiamo per l’efficienza di elaborazione è una distorsione della percezione così come della memoria delle informazioni.

Questo ci porta a generare delle inferenze cioè dare giudizi che vanno oltre l’informazione disponibile.

Pensiamo ad un tipo di nome Sam, lo potremmo descrivere così:
intelligente, dotato, industrioso, freddo, determinato, pratico e cauto

Sam è generoso? Gli prestereste l’auto?

Se invece fosse descritto così:

intelligente, dotato, industrioso, caldo, determinato, pratico e cauto

Forse sareste più propensi a prestargliela

Basta cambiare una parola, anche se non si è in possesso di alcuna informazione sulla bontà e generosità di Sam possiamo utilizzare le nostre aspettative o stereotipi sulle persone calde per andare oltre i dati disponibili e costruire una inferenza

Applichiamo lo stesso principio nel food e scopriremo che abbiamo molti schemi già scritti per bene nella nostra testa:

  • Gli yogurt sono sani e fanno dimagrire, poi se c’è scritto magro o bianco ancora meglio
  • I cereali fanno dimagrire
  • lo zucchero fa male
  • l’olio di palma fa male
  • Senza glutine è più sano
  • Senza lattosio è più digeribile
  • Biologico è più sano e sicuro
  • Artigianale è più sano e fatto a mano
  • La carta packaging con cui sono avvolti i prodotti se è color marrone è più rispettosa dell’ambiente
  • Un packaging di miglior qualità significa un prodotto di miglior qualità
  • Un packaging verde significa prodotto biologico, sano o più naturale

Ma non solo, la stessa cosa si applica anche a frasi che ci possono fare intendere alcuni elementi nel prodotto:

  • meno del 10% di grassi
  • Cotto alla griglia
  • Ancora più saporito
  • Caldi come appena fatti
  • Imbustati ancora caldi
  • Profumo di primavera

Tutte queste frasi scritte nei prodotti ci agevolano nel creare una storia positiva che invoglia l’acquisto. Creiamo un’aspettativa relativa ad un prodotto, poi poco importa se verrà rispettata o infranta…. ormai abbiamo acquistato il prodotto.

Gli stereotipi nella vita quotidiana

Gli stereotipi sono schemi generali su classi o sottotipi di persona. Lo schema di un estroverso, di un fan di una squadra rivale di calcio o di una persona di colore è in pratica una mini-teoria su cosa contraddistingue tale persona. E’ presente anche uno schema di determinati ruoli, come lo schema relativo alla figura genitoriale, al presidente degli stati uniti, al politico….possediamo anche uno schema su noi stessi, detto anche schema del sé.

Gli stereotipi che si auto avverano

Un problema da non sottovalutare quando utilizziamo degli stereotipi per categorizzare in velocità delle persone è che possono predire il futuro.
Potresti pensare che sia un’affermazione forte, ma non accade perché sono necessariamente veri. Piuttosto una volta attivati gli stereotipi possono mettere in moto una serie di comportamenti che inducono chi ci è vicino a comportarsi di conseguenza.
Immaginiamo di pensare che tutti i neri siano scortesi, se parto da questo presupposto è facile che quando io incontri una persona di colore io mi comporti per primo come scortese e questo induca il mio interlocutore a comportarsi di conseguenza; oppure se anche la persona non si comporta in modo scortese, qualsiasi minimo comportamento poco chiaro io lo interpreterò come scortese, maleducato e addirittura offensivo.

Il meccanismo funziona perché gli stereotipi non risiedono solo nelle nostre teste; fuoriescono attraverso le nostre azioni.

La formazione delle impressioni

Abbiamo già detto che il motivo dell’esistenza dei pregiudizi e degli schemi è una “strategia” messa in atto dal cervello per risparmiare energie, però il cervello categorizza e forma delle impressioni quando sono rispettate alcune condizioni. Ecco lo schema

Se il soggetto è anche solo minimamente interessante la prima cosa che facciamo è cercare di confermare la categorizzazione iniziale: vedo un ragazzo di 20 anni, penso subito che sia un ragazzo che fa festa, interessato alle auto e appuntamenti.
Quando questa categorizzazione fallisce allora parte una ricategorizzazione cioè si genera una sotto-categoria.
Proseguendo a conoscere meglio la persona si scopre che la ricategorizzazione non descrive la persona. Avviene l’integrazione pezzo per pezzo: ci si forma un’impressione mettendo insieme e integrando tutte le cose diverse che si sanno di quella persona.

Si passa quindi dalla stereotipizzazione all’individuazione.

Come vaccinarsi dalla categorizzazione?

La categorizzazione ha dei lati positivi ma ne ha altrettanti di negativi. Possiamo evitare di categorizzare? c’è un modo per “vaccinarci”?
Diversi studi confermano che il contatto cooperativo tra membri di diversi gruppi sociali riduce la stereotipizzazione e promuove l’individuazione

In pratica il contatto sociale con persone per la quale abbiamo stereotipi ci permette di rompere la categorizzazione.

Pregiudizi, categorizzazioni e pregiudizi funzionano anche quando andiamo a fare la spesa.

Abbiamo delle idee relative a tutti i prodotti che compriamo e queste idee/schemi/pregiudizi che abbiamo influenzano il nostro comportamento e ci rendono meno liberi nella scelta dei prodotti che ci farebbero più bene.

Possiamo liberarci di tutto questo seguendo lo stesso consiglio accennato poco sopra. Con il contatto sociale.

In questo caso contatto sociale significa provare i prodotti, metterli alla prova (e scoprire se quel detersivo pulisce o profuma come dice), comparando diverse marche sia in termini di sapore sia in termini di bontà degli ingredienti.

Riferimenti:

Riferimenti per le ricerche da Atkinson & Hilgard’s – Introduzione alla psicologia, ed. Piccin

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Commenti: 2

  1. […] puntata Siamo i nostri pregiudizi ed i nostri schemi e anche in puntate precedenti ho specificato più volte il bisogno di coerenza che ha il nostro […]

  2. […] già parlato del sé nella puntata dedicata ai pregiudizi. Gli schemi sono relativamente stabili nel tempo e producono dei modi stabili di percepire e […]

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