La psicologia dell’alimentazione

Un’esclusiva intervista a Paola Medde – Psicologa dell’alimentazione. Scopriamo insieme di cosa si occupa la sua disciplina

Se vuoi dimagrire solitamente contatti un dietologo e non pensi come prima opzione ad uno psicologo, beh forse dopo questa puntata ti potresti ricredere.
Ho avuto l’occasione di intervistare Paola Medde – Psicoterapeuta cognitivo comportamentale specializzata in alimentazione.

La grande differenza tra il dire e il fare e la diet industry

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Se chiediamo all’uomo della strada come è corretto alimentarsi, non farà sicuramente fatica a darci delle informazioni chiare e specifiche. Questo perché siamo cresciuti in quella che si chiama la Diet Industry. Si parla molto, nei magazine, in internet, nei libri del mangiare sano, di consigli per non ingrassare e per stare in forma. Mentre un pò di anni fa queste informazioni non erano spesso così semplici da ottenere.

Questo aspetto però può portare a molta confusione e si pone l’antico problema che si ha quando si hanno troppe informazioni, anche contrastanti tra loro. Siamo indecisi sul da farsi, disperdiamo le energie in piccoli tentativi (che frettolosamente abbandoniamo quando non vediamo i risultati in tempi brevi) e facciamo molta fatica a mantenere la rotta.

L’assurdità è che sappiamo benissimo cosa dovremmo fare, consultiamo gli esperti e ce lo confermano, ma poi non abbiamo le risorse psicologiche per portare avanti il cambiamento che desideriamo.

Intake e Outake e la nostra attività cognitiva

La base semplicissima per dimagrire è fare in modo che quello che noi ingeriamo (Intake) sia minore di quello che noi consumiamo (Outake).
A prescindere dalla dieta la regola è sempre quella, mangio meno mantenendo identico il mio utilizzo di energie. Il problema è concordare con la persona cosa togliere.

E’ di una semplicità disarmante guardarla da questo punto di vista, ma alla fin fine tutto è legato a questo.
Buona parte del problema passa quindi alla nostra mente, come far si per fare in modo che la persona riesca ad aderire alla dieta che le è stata prescritta?

E’ una responsabilità non da poco, ma attraverso l’aiuto di uno specialista si trova il click che permette il cambiamento.
Cambiamento che in alcuni casi parte in autonomia (quando le nuove credenze si integrano bene con le vecchie), ma in altri casi richiede l’apporto di uno specialista che agevoli il cambiamento.

Chi va dallo psicologo dell’alimentazione?

La persona che richiede l’intervento di uno psicologo dell’alimentazione può farlo perché ha bisogno di supporto nel conseguire l’obiettivo della dieta, non è raro che il contatto con lo psicologo renda palesi altre problematiche come la mancanza di fiducia in se stessi dovuta dal fatto di aver più volte fallito la dieta (con anche tutti i problemi di salute dovuti all’effetto yoyo in cui una persona perde molti chili in diete molto restrittive e alla fine li recuperi tutti in poco tempo).

Sono frequenti anche le persone che hanno provato molte diete (e molti esperti in dieta) senza riuscire mai a conseguire l’obiettivo di peso che si erano imposti; grazie allo psicologo dell’alimentazione si può andare a lavorare non solo sulla dieta ma soprattutto nel rapporto persona e cibo.

L’approccio della psicologia alimentare

Lo schema dietetico proposto dal dietologo solitamente è legato a degli obblighi di mangiare o non mangiare alcuni alimenti, pena il non riuscire a centrare l’obbiettivo di peso.
Raramente ci si concentra sulle capacità della persona di rispondere a tali richieste adeguatamente, e per tal motivo le diete falliscono.

La differenza fondamentale quando ci si rivolge ad uno psicologo dell’alimentazione è che si tiene conto di come il paziente si alimenta rendendolo consapevole di alcuni atti che fino a prima faceva in automatico. Noi mangiamo tantissimo in modo automatico.

Per questo motivo spesso uno degli strumenti utilizzati dallo psicologo è il diario alimentare, cosa e quando la persona ha mangiato ma soprattutto perché! Quello che si ha mangiato è legato ad una spinta biologica o per altri motivi?

Lo psicologo ha quindi la funzione di organizzatore dell’esperienza e di rendere palese al cliente lo squilibrio alimentare.
Ovviamente osservare senza valutare.

La memoria ed il cibo dimenticatoI am sick of cleaning up my co-worker’s dirty dishes – I am not the office maid

Già ho parlato della memoria nella puntata dedicata ma Paola ha parlato di memoria dal punto di vista inedito ed illuminante per me.
Ci dimentichiamo del cibo quando

  • Mangiamo facendo passare molto tempo tra le pietanze (pensiamo ai pranzi delle comunioni o di matrimoni);
  • Mangiamo in automatico senza essere consapevoli (quando guardiamo la tv o abbiamo gli occhi sullo smartphone);
  • Cambiamo gusto durante il pasto, cambiando gusto noi azzeriamo la fame (passiamo dai primi ai secondi o dal pasto al dolce), questo ci era utile per farci ingerire più nutrienti dato che poi non era sicuro sul quando sarebbero stati nuovamente disponibili.Quello che può differenziarci è la metacognizione, cioè la consapevolezza.

Educazione alimentare ed educazione nutrizionale

Bisogna distinguere tra due aspetti: l’educazione alimentare e l’educazione nutrizionale.

Entrambi richiedono la presenza di un professionista, ma vediamo in dettaglio:

Per l’educazione nutrizionale abbiamo invece medici, nutrizionisti, dietologi. In questo caso parliamo di macro e micro nutrienti e di equilibrio nutrizionale e cosa serve al nostro corpo per vivere bene ed in salute.

Come fare però ad introdurre gli alimenti necessari? Ecco che allora parliamo di educazione alimentare. Essa riguarda il comportamento alimentare. Che come ogni comportamento è oggetto di studio della psicologia. Lo psicologo entra come figura che facilita il processo di cambiamento.

Entrambe le figure professionali devono lavorare insieme perché permette di integrare il lavoro di ciascuna figura professionale.

Mangiare sano per salute o mangiare sano per l’aspetto fisico?

E’ una domanda che mi sono posto e che ho girato a Paola.

L’ortolessia è la paura quasi maniacale di ingrassare e quindi di mangiare il più possibile sano ed equilibrato.
In realtà l’ortolessico si rivolge al cibo sano per mantenere il corpo magro, una variante dell’anoressia ma più socialmente accettata.

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Dedicare del tempo alla preparazione del cibo aiuta a mangiare meglio

Se preparo del cibo significa che sto dedicando del tempo a:

  • Cercare la ricetta
  • Cercare gli ingredienti
  • Preparare gli ingredienti e tutto l’occorrente
  • Seguire tutte le fasi di cottura con attenzione
  • Impiattare il cibo

La persona che si abbuffa solitamente utilizza dei pasti pronti.

Immaginiamo di essere una persona che quando prova della rabbia reagisce mangiando.
Se dovesse cucinarsi da se il cibo probabilmente la rabbia calerebbe mentre sta preparando il cibo da mangiare.
Inoltre cucinare implica avere maggior consapevolezza verso quello che si prepara: se cucinando qualcosa metto tantissimo burro sono consapevole di averlo messo.
Inoltre se cucino evito di accedere ai cibi pronti che sono sicuramente meno sani di quelli che posso prepararmi.

Fonti e Riferimenti:

L’ordine degli psicologi del Lazio e gli argomenti sull’alimentazione
Fame edonica – coniugare cibo e piacere di Paola Medde
Scarica l’e-book sulla fame emotiva
I bambini e il cibo, Strategie pratiche per portare a termine con successo l’educazione alimentare  – di Paola medde
Il master in psicobiologia della nutrizione e del comportamento alimentare di Tor Vergata di Roma

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