La psicologia positiva ed il mangiare

Assieme ad un ospite parliamo di psicologia positiva e di come può aiutarci a provare benessere nel cucinare e mangiare.

hand, drawn, heartIn questa puntata non parlerò di psicologia ma di psicologia positiva, scopriremo cos’è la psicologia positiva (e cosa la differenzia dal pensiero positivo) e scopriremo come sia presente anche nel cucinare e mangiare quotidiano

Psicologia positiva e pensiero positivo

Può capitare di confondere la psicologia positiva ed il pensiero positivo ma sono due ambiti molto diversi tra loro.
Il pensiero positivo è una scuola di pensiero che tende ad eliminare i pensieri negativi per sostituirli ai pensieri positivi come ad esempio le affermazioni per riprogrammare il nostro subconscio.

La psicologia positiva non nega gli stati mentali negativi come chi segue il pensiero positivo, tutte le emozioni sono importanti e non vanno soppresse.

Semmai bisognerebbe distinguere tra emozioni funzionali e disfunzionali. (in alcuni casi avere paura può essere utili).
Inoltre la psicologia è scienza ed è suffragata da prove ed esperimenti ed è validata.
E’ altrettanto difficile dividere nettamente tra psicologia e psicologia positiva, essa usa gli stessi principi ed esperimenti psicologici ma si focalizza non tanto sul disagio ma su quello che una persona può fare per stare ulteriormente bene. Come coltivare il proprio talento,migliorare la propria qualità della vita e renderla degna di essere vissuta.
Inoltre la psicologia positiva ha come obiettivo il benessere e non la salute come assenza di malattia.
Il padre della psicologia positiva è Martin E. P. Seligman.

L’ottimismo

L’ottimismo è un atteggiamento che si manifesta nel modo di sentire, pensare e di vivere contraddistinto dalla positività o quantomeno dal suo prevalere sulla negatività; se in questo riguarda l’esistenza e il modo di comportarsi e interagire con il prossimo e la società.

E’ uno dei pilastri della psicologia positiva, ottimismo come narrazione dei fatti accaduti in modo positivo. Da distinguere dal cieco ottimismo definito dalla psicologia cognitivo come “ottimismo idiota” spesso associato alla cosiddetta “Sindrome di Pollyanna” dal nome di un famoso romanzo della statunitense Eleanor H. Porter.

Tale sindrome consiste nel percepire, ricordare e comunicare in modo selettivo soltanto gli aspetti positivi delle situazioni, ignorando quelli negativi o problematici

Salute vs Benessere

La psicologia positiva si occupa di benessere.

E’ importante capire che cosa significa salute e cosa significa benessere. Non sono la stessa cosa.
Pensiamo ad una persona sana fisicamente ma che per vari motivi si sente inutile, oppure una persona che non possiede relazioni sociali perché il marito è mancato ed i figli sono grandi e vivono distanti da dove vive lei… In questi casi c’è salute ma non è presente benessere.
Facciamo un esempio suffragato da uno studio: Gli anziani in casa di riposo che hanno la possibilità di scelta tra più pietanze quando è l’ora di mangiare esperiscono un maggior livello di benessere. E questo elemento non dipende da tutti gli altri aspetti di salute. Ma piuttosto sul livello percepito di controllo della propria vita, una maggior scelta (anche delle piccole cose come la scelta di un primo piatti o di un contorno) fanno sentire meglio le persone.
Altro esempio lo abbiamo con le relazioni sociali, un animale in casa di riposo (se non ci sono persone allergiche) aiuta l’aspetto sociale e migliora il soggiorno dei degenti.
Bellissima la serie tv inglese Old People’s Home for 4 Year Olds
Dove è stato provato a portare alcuni bambini di 4 anni in una casa di riposo, oltre a tutti gli aspetti comici che si sono verificati, l’aspettativa di vita degli anziani è oggettivamente migliorata.
Anziani che non si muovevano mai da soli si sono messi a ballare ignorando i dolori che fino al giorno prima li accompagnavano.
Qui trovi un trailer della serie tv
e se vuoi guardarti la serie puoi andare qui

Infine un altro elemento che incide molto sul benessere è il contatto con la natura; restare anche pochi minuti in un parco migliora il benessere personale di ciascuno.

La definizione di benessere

Possiamo distinguere tra

  • Benessere edonico
    Il piacere dei sensi.
    Un bicchiere di vino, mangiare dei dolci, il sesso….
    A dosi adeguate giovano ma c’è il rischio di abusare. Sappiamo bene che il piacere che si può provare con il primo bicchiere di vino non è lo stesso che si ottiene con il quinto, sesto o addirittura quindicesimo.
    A quel punto la ricerca del piacere diventa una insoddisfazione, si cerca il piacere per scappare dall’insoddisfazione della mancanza di piacere
  • Benessere come felicità generatrice
    In questa seconda prospettiva la visione è spostata sull’azione che mettiamo in atto, sul creare significato in quello che portiamo avanti. Quando agiamo in nome di qualcosa che conta davvero nel profondo del nostro animo ci muoviamo in una direzione che consideriamo degna e preziosa.
    Agire in nome di qualcosa porta ad una sensazione di qualità, di vita ben vissuta.
    Questo genere di benessere può portare anche a maggior difficoltà e stress ma il significato stesso della nostra vita è cercare di metterci alla prova e capire cosa possiamo arrivare a fare attraverso il nostro impegno e le nostre caratteristiche


Benessere che passa attraverso le relazioni

Possiamo far entrare il benessere nella nostra vita grazie ad azioni che facciamo in modo individuale ma non solo.
lo abbiamo già accennato prima parlando delle case di riposo, il benessere visto come relazione.
L’altruismo genera benessere
I ricercatori Elizabeth W. Dunn, Lara B. Aknin e Michael I. Norton hanno distribuito a delle persone delle buste con dei soldi. Ognuno doveva (era ordinato in un foglio dentro la busta) se spendere i soldi per farsi un regalo o per loro spese regolari oppure per fare un regalo a qualcun altro o donare i soldi in beneficenza.
I partecipanti incaricati di spendere i soldi per qualcun’altro hanno sperimentato un livello di felicità maggiore di chi li ha spesi per farsi un regalo a conferma di quanto detto.

Le relazioni in cucina

In cucina si creano molte relazioni:
Marco ci porta come esempio nella sua esperienza scout come cambusiere dove tra ragazzi serve una certa sincronia tra ragazzi per riuscire a creare un piatto buono e soddisfacente per tutta la compagnia.
Quanto è bello cucinare in compagnia? Fare la spesa insieme, decidere il menu, stare tutti insieme a preparare il cibo per il resto degli invitati? Per me è quasi più divertente preparare alla festa che la festa stessa!

Le relazioni tra chi cucina e chi mangia

Cucinare è un atto d’amore. Ricordiamo che è un atto biunivoco. Chi mangia si deve fidare di chi cucina.
Marco ci racconta che i primi giorni con gli scout i ragazzi non mangiano quasi nulla, via via che imparano a conoscerlo riprendono l’appetito fino ad arrivare a mangiare anche i sassi!
Quando un figlio litiga con i propri genitori spesso può dire “non ho fame, non mangio!”
A maggior ragione l’importanza è soprattutto nel contesto in cui mangiamo: una pessima cioccolata calda in ottima compagnia diventa molto molto più gradevole.

Da adesso in poi valutate un ristorante non solo per la qualità dei cibi ma anche per tutto il contesto che porta ai clienti, il cameriere contribuisce all’atmosfera? l’ambiente è coerente con lo stile? Quali altri orpelli sono presenti ed attirano la vostra attenzione?

La gratitudine

Stai ringraziando chi ha cucinato per te? Chi ha speso del tempo per noi? Se l’atto di cucinare è un atto importante va valorizzato ringraziando chi ha dedicato attenzione, conoscenza e tempo per darti quello che hai nel piatto.
Esprimere gratitudine è anche importante per mangiare lentamente e con maggior consapevolezza, ne ho parlato nel file extra con i trucchi e consigli per mangiare lentamente (se te lo sei perso lo trovi nel canale telegram)

L’ascolto ed i bisogni

Chi cucina ascolta i bisogni dell’altro, la domanda “cosa mangiamo questa sera?” è anche attenzione all’altro ed al bisogno.
Cucinare per gli altri non è solo rispondere alla fame ma è l’instaurare di una relazione biunivoca tra più attori con il medesimo obiettivo.

Contenuto speciale

Nella densa e ricca intervista che ho fatto a Marco ci siamo dimenticati di nominare, come elemento che scatena benessere, l’importanza della relazione tra chi cucina e la comunità verso la quale la persona cucina.
Nel gruppo telegram troverai un breve vocale dove Marco accenna a questo aspetto parlando anche del concetto di Flourishing coniato da Corey Keyes (sociologo e psicologo conosciuto sopratutto per i contributi alla psicologia positiva) e Barbara Fredrickson.

E quando cuciniamo solo per noi stessi?

Nella puntata precedente abbiamo parlato di benessere sociale, dato dalla relazione.
Ma abbiamo anche un benessere individuale che possiamo sperimentare in cucina.
Possiamo parlare di esperienza di flusso (o flow). Termine coniato dallo psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi.

Con esperienza flow si intende  quella esperienza nella quale si è completamente assorbiti in una attività e si perde la consapevolezza delle altre cose: il tempo, le distrazioni, le altre persone e addirittura il senso delle esigenze fisiologiche.
Ne volete un esempio facile e semplice? guardate un ragazzo che gioca a qualcosa! lo vedrete completamente assorbito in quello che sta facendo.

La creatività

Quante volte ci capita di dover adattare le ricette in base a quello che abbiamo in frigo, in base al numero di persone che abbiamo a cena, in base alle richieste dei nostri figli.
Queste continue esigenze e obblighi stimolano la nostra creatività. La stessa che applichiamo quando invece desideriamo fare qualcosa di nuovo creando un nuovo abbinamento tra una ricetta ed un’altra, o in base a come prepariamo il piatto per i nostri commensali. Anche la Curiosità ne beneficia.

Le difficoltà

Avere tutti gli ingredienti e i migliori ricettari e tecnologie per cucinare non significa cucinare in modo migliore e personale, piuttosto riusciamo ad esprimerci al meglio quando abbiamo tutte le nostre difficoltà (sia personali ma magari anche contestuali, come ad esempio l’offerta dei negozi vicino a noi, il fatto di avere un frigorifero piccolo, il fatto di non avere determinate pentole…) perché quest’ultime ci rappresentano e descrivono esattamente noi stessi.

L’autostima

L’autostima è il nostro senso di fiducia verso noi stessi. L’auto efficacia invece è il nostro senso di essere capaci a fare qualche cosa.

Via via che ci mettiamo alla prova nella cucina, via via diventiamo sempre più fiduciosi delle nostre capacità perché giorno per giorno ci mettiamo alla prova e scopriamo nuovi livelli a cui possiamo spingerci.

La pazienza

Quanto tempo ci mettiamo a preparare un buon piatto? E quanto tempo ci mettiamo a mangiarlo?
Cucinare è anche esprimere pazienza, per fare un buon piatto in alcuni casi è inevitabile dover avere pazienza e dare il corretto tempo alle pietanze per amalgamarsi e prepararsi.

Ricordiamoci inoltre che la pazienza è un importante elemento della resilienza. Una persona resiliente riesce a rispondere al meglio agli ostacoli della vita anche grazie alla virtù della pazienza.

Pazienza va anche di pari passo con la progettualità, se non ho pazienza per fare nulla non farò mai alcune cose in anticipo, non semplificherò mai la vita al me stesso del futuro come ad esempio preparare alcuni pasti in anticipo.

Chi cucina mangia più sano

Due studi (rispettivamente di Ferting e di Tiwari) confermano che chi cucina mangia più sano perché si connette con quello che mangia e ne diventa maggiormente consapevole.
Iniziare a cucinare (per passione e non solo per sopravvivenza) porta l’attivazione di un ciclo virtuoso di comportamenti maggiormente salutari.

Fonti e Riferimenti:

Riferimenti per le ricerche da Atkinson & Hilgard’s – Introduzione alla psicologia, ed. Piccin
Riferimenti sulla ricerca delle buste con i soldi
Scopri il podcast di Marco Leasi sulla psicologia positiva
L’esperienza flow o di flusso
La sindrome di pollyanna
Ottimismo
Compared to Pre-prepared Meals, Fully and Partly Home-Cooked Meals in Diverse Families with Young Children Are More Likely to Include Nutritious Ingredients
Cooking at Home: A Strategy to Comply With U.S. Dietary Guidelines at No Extra Cost
Il libro sulla fame citato alla fine della seconda parte

 

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